Volume 20.3

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Sei pezzi memorabili su questo numero di Rouleur dedicato alle interviste. 
Copertina di Grace Russell 

Ned Boulting ha avuto recentemente la possibilità di parlare con Chris Froome del suo periodo di allenamento solitario in montagna. Il sette volte vincitore di grandi giri riflette sulle conseguenze portate dall’incidente occorsogli la scorsa estate, che hanno modificato il suo modo di camminare ma che non hanno intaccato la sui fiducia nei propri mezzi. Potrà davvero essere protagonista al prossimo Tour de France, dopo quella terribile caduta? “Io penso di sì” – ci ha risposto al microfono. Che Dio lo benedica.

Morten Okbo ripercorre con Michele Acquarone il momento in cui la sua vita, nel 2013, è andata in caduta libera. Trenta milioni di dollari persi con la parent company RCS e l'allora direttore del Giro diventa il capro espiatorio, licenziato e accusato ingiustamente. Infine assolto, oggi racconta la sua storia.

Siamo andato a respirare l'aria rarefatta dell'Ecuador, tra fiori selvatici e colibrì, per incontrare Richard Carapaz, un campione di ciclismo come nessun altro. Arrivare a competere in una squadra del World Tour era stata già di per sé una vittoria straordinaria per un figlio agricoltore figlio di agricoltori che ha dovuto superare sfide fisiche e finanziarie di ogni tipo per approdare in gruppo. Per poi aggiudicarsi il Giro d’Italia qualche anno dopo.

Oltre a questo, Ivan Basso ci mostra la sua azienda produttrice di mirtilli, Jonathan Vaughters parla di nuove idee coraggiose per cambiare il modello di business del ciclismo professionistico e Peter Kennaugh ripensa ai motivi e ci racconta perché, semplicemente, non poteva più continuare nel ciclismo professionistico.

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