Solo una settimana fa aspettavamo con ansia la seconda metà della Vuelta a España. La corsa era in bilico, c'erano fino a 15 corridori che potevano considerarsi ancora in lotta per la maglia rossa e c'era la prospettiva allettante di Remco Evenepoel all'attacco delle tre grandi vette dei Pirenei.
La tripletta prometteva di essere un blockbuster che avrebbe ridotto i contendenti, ma alla fine solo il primo atto si è rivelato decisivo: la sconfitta di Evenepoel, ben prima che la corsa raggiungesse il Tourmalet, ha ribaltato le dinamiche della corsa.
Nella prima spiegazione pubblica della disastrosa prestazione nella tappa regina della Vuelta a España di Remco Evenepoel, il direttore sportivo della Soudal-Quick-Step Klaas Lodewyck aveva affermato che "il ciclismo non è una corsa su un simulatore, e siamo tutti esseri umani".
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Ventiquattr'ore dopo il crollo di Evenepoel, il belga è scoppiato in lacrime di gioia e di sollievo mentre si riprendeva la seconda vetta sui Pirenei, con una splendida rimonta. Abbiamo assistito allo spettacolo prodotto da un essere umano, non da una macchina, uno show che ha lasciato trapelare tutte le emozioni dell’atleta belga.
Il ciclismo è uno sport malvagio: si investe così tanto tempo, denaro ed energia nella ricerca della gloria; una giornata storta può distruggere mesi di preparazione e macchiare la percezione di grandezza. Le lacrime di Evenepoel erano il riflesso del dolore che aveva provato durante la breve incursione in Francia.
La sua notte a Lourdes è stata agitata. "Non ho dormito molto", ha rivelato. "Ho passato una notte molto brutta con tanti pensieri negativi nella mia testa". Le sconfitte sull'Aubisque, Spandelles e Tourmalet lo hanno colpito come un pugno nello stomaco. "È stata una notte difficile, con molte lacrime e tanti pianti", ha aggiunto.
C'era solo un modo in cui un individuo così spietato avrebbe risposto. Tutte le voci che lo volevano con le valigie in mano sono state spazzate via nel momento in cui si è presentato alla partenza della 14a tappa. Nel giro di pochi minuti, ha attaccato per entrare nella fuga; sulla prima salita, il Col Hourcère, era in testa al gruppo insieme a Romain Bardet, l'unico in grado di rimanere attaccato alla sua ruota tutto il giorno, tranne negli ultimi quattro chilometri, quando Evenepoel è scappato via.
È difficile descrivere questa rimonta come un'impresa definitiva, perché Evenepoel, con quasi 20 minuti di svantaggio, rimane completamente fuori dal quadro della classifica generale. Ma è stata una rimonta che ha dimostrato la sua forza mentale. "Oggi mi sono svegliato e mi sono detto - Devi andare avanti, devi fare del tuo meglio - ", ha affermato. "Posso essere molto orgoglioso di questa prestazione rispetto alla giornata di venerdí".
Il belga, che ora conta 49 vittorie in carriera, aveva fatto una ricognizione della tappa 14 perché prevedeva che sarebbe stata cruciale per la battaglia della classifica generale. La disdetta nella 13ª tappa lo tormenterà fino alla prossima partecipazione a un Grande Giro - che dovrebbe essere il Tour de France del 2024 - ma nel frattempo gli servirà da motivazione per consolidare il suo ritrovato vantaggio nella classifica punti di montagna e aggiungere altre tappe della Vuelta al suo palmarès. "È un bel sogno verso Madrid", ha detto sorridendo.
L'umore di Evenepoel ha oscillato durante le prime due settimane della Vuelta: c'è stata rabbia, frustrazione, impotenza, ma anche gioia, e spavalderia. Venerdì non c'è stato altro che un profondo dolore. La vittoria nella 14ª tappa non compenserà il giorno più cupo della sua carriera ciclistica, ma ha certamente trasformato il cipiglio in un sorriso. La domanda ora è: alimentato dal desiderio ardente di dimostrare che i dubbi su di lui sono errati, quante altre tappe vincerà Evenepoel prima della fine della corsa?
Al momento, sembra che il team della Jumbo-Visma stia per raggiungere un 1-2-3 davvero senza precedenti, concludendo il Grand Tour con un grande slam. Sepp Kuss, sembra tranquillo nel suo inaspettato ruolo di leader della squadra e della corsa, con un vantaggio di 1:37 su Primož Roglič e di 1:44 su Jonas Vingegaard.
Si è tentati di scrivere che un tale dominio e una tale superiorità hanno tolto un po' di importanza alla Vuelta, ma in agguato ci sono quattro spagnoli che hanno promesso di allearsi. Enric Mas, a 3:06 dal quinto posto e alla ricerca del suo quarto podio alla Vuelta, ha dichiarato: "Juan Ayuso è il mio rivale, ma può anche essere mio alleato. [Mikel] Landa, Ayuso, [Marc] Soler, forse dobbiamo collaborare e possiamo fare la differenza per cambiare questa corsa".
Mas, della Movistar, ha raramente dato prova di brio - proprio per questo deve ancora convincere i suoi sostenitori - ma, come abbiamo visto nella 13a tappa, c'è ancora vita nel Landismo e Ayuso è già andato all'attacco. Anche il suo compagno di vent'anni, Cian Uijtdebroeks della Bora-Hansgrohe, nono a 5:30, sembra destinato a tentare qualcosa di audace; il suo compagno di squadra Aleksandr Vlasov è a 28 secondi di distacco e i due sicuramente stanno progettando un piano durante il giorno di riposo su come e dove cercare di rientrare in gioco.
Le opportunità non mancano di certo. L'arrivo della 16a tappa nel piccolo villaggio cantabrico di Bejes presenta pendii impegnativi e ripetuti con un pendenza di circa il 15%. Il giorno seguente il gruppo dovrà affrontare il temibile Angliru, in cui la storia potrebbe cambiare: chissà se il trio della Jumbo-Visma rimarrà intatto, unito e completo. L'Angliru è forse la prova più dura del ciclismo e non è da escludere che uno o più di uno dei tre venga sconfitto sulle terribili pendenze. Inoltre, stabilirà in modo definitivo la gerarchia della squadra in vista degli ultimi quattro giorni, che comprendono una tappa 18 davvero difficile e una penultima tappa sulle montagne a nord di Madrid che richiede molta concentrazione.
La Jumbo si trova indubbiamente nella situazione più fortunata e, se da un lato il sogno di una tripletta sul podio è ormai un sogno da perseguire, dall'altro è un sacrificio nel caso gli alleati spagnoli, sostenuti dall'accoppiata di Bora, riuscissero a compiere un'incursione per negare loro la maglia rossa.
Questa Vuelta a España si sta avviando verso un epilogo storico, ma solo perché Evenepoel sta inseguendo i premi minori delle tappe e della maglia della montagna, non significa che la corsa al maillot rojo sia morta. Anzi.