La seconda settimana del Giro d'Italia 2023 è terminata e la situazione nella corsa alla maglia rosa è... beh, più o meno la stessa di inizio settimana.
Certo, c'è un nuovo leader, Bruno Armirail (Groupama-FDJ), ma tutti sanno che la maglia rosa è solo in prestito allo specialista delle cronometro e che la restituirà non appena le salite si faranno sentire nell'ultima settimana. Ma dietro di lui, la gerarchia dei candidati alla classifica generale rimane pressoché invariata: Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) è il migliore a 1-08, seguito da Primož Roglič (Jumbo-Visma) a 1-10, poi João Almeida (UAE Team Emirates) a 1-30, quindi Andreas Leknessund (DSM) e 1-50.
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È la conseguenza di quella che è stata, dal punto di vista dello spettatore, una gara conservativa, ma in modo deludente. Non ci sono stati attacchi sul Gran Sasso, il grande arrivo in vetta agli Appennini verso la fine della prima settimana, e nemmeno a Crans-Montana, il secondo grande arrivo in vetta affrontato pochi giorni fa.
Immagine: Zac Williams/SWpix.com
La tappa di Bergamo ha seguito uno schema simile. Presentata come un "Mini Giro di Lombardia", con il suo percorso incisivo e le sue salite simili a quelle di quella Classica Monumento, sembrava un'opportunità intrigante per mosse audaci e astute da parte di scalatori agguerriti che avrebbero cercato di recuperare il tempo perso nelle prove a cronometro, in vista della giornata di riposo di domani e delle grandi tappe di montagna dell'ultima settimana. Ma a parte un'accelerazione tardiva di João Almeida a pochi chilometri dall'arrivo, che ha provocato una piccola spaccatura sul traguardo, con due gruppi CG separati da due secondi al traguardo, ancora una volta non c'è stata alcuna azione da segnalare da parte dei contendenti alla Classifica Generale
Di conseguenza, la gerarchia della Classifica è rimasta pressoché invariata rispetto al momento in cui Remco Evenepoel (Soudal-QuickStep) ha abbandonato causa Covid la corsa alla fine della prima settimana mentre era in maglia rosa.
Gli unici cambiamenti significativi si sono verificati questa settimana, quando i corridori si sono ritirati a causa di cadute e/o malattie, sottolineando come questo Giro sia stato un gioco di resistenza piuttosto che un gioco all'attacco. La gerarchia della classifica generale è rimasta pressoché invariata rispetto all'inizio della settimana, ma ci sono due assenti di rilievo: Aleksandr Vlasov (Bora-Hansgrohe), che non ha potuto proseguire nella decima tappa di martedì a causa di un malore mentre si trovava al settimo posto della classifica generale, e Tao Geogheghan Hart (Ineos Grenadiers), che è caduto nella decima tappa di mercoledì mentre era quarto in classifica generale e sembrava in forma.
Con questi timori di cadute e malesseri all'interno del gruppo, è comprensibile che i corridori siano riluttanti a correre rischi; la carneficina in gara è stata tale che si ha la sensazione che il vincitore della maglia rosa non sarà il corridore che sferrerà gli attacchi più forti e impressionanti, ma piuttosto colui che emergerà dalle macerie come ultimo uomo in piedi. Ma alcuni dei corridori attualmente in lizza per la rosa potrebbero rimpiangere il loro modo di essere troppo conservatori?
Molto dipende dalle condizioni attuali di ciascun corridore. Chi si sente poco bene vedrà queste tappe semplicemente come giorni da passare con la posizione in classifica intatta, in attesa di sentirsi meglio nella terza settimana. Considerando tutti i virus che circolano al Giro in questo momento (come dimostrano i numerosi abbandoni), è plausibile che molti pretendenti alla classifica generale si trovino in questa situazione.
Immagine: Zac Williams/SWpix.com
D'altro canto, coloro che non sono stati (ancora) colpiti dai vari malesseri potrebbero aver perso un'occasione per non battere il ferro finchè è caldo. Prendiamo la situazione di Evenepoel della scorsa settimana. Nessuno ha deciso di attaccare sul Gran Sasso venerdì scorso, il che significa che solo a tappa conclusa ci siamo resi conto di quanto stesse lottando contro il virus. Se i corridori avessero scelto di attaccare, avrebbero potuto lasciarlo indietro e guadagnare tempo.
Certo, il punto relativo a Evenepoel è irrilevante, visto che il ritiro dalla corsa lo ha messo comunque fuori gioco. Ma se ci sono altri corridori che stanno soffrendo, non è detto che non si riprendano nell'ultima settimana. Può darsi che il momento di attaccare certi corridori sia questa settimana, piuttosto che la prossima in alta montagna.
Naturalmente, non c'è modo di sapere con certezza se qualche corridore si sente al di sotto delle aspettative. La buffonata di Roglič della scorsa settimana, quando ha ripetuto in modo malizioso e fuorviante a un perplesso Geraint Thomas di avere il COVID, dimostra quanta confusione e disinformazione ci possa essere nel gruppo. Ma la soluzione più sicura sarebbe stata quella di sfruttare il percorso favorevole per tentare un attacco e vedere come avrebbero risposto gli altri.
Alla fine della corsa, tale prudenza sarà confermata da una gestione oculata delle energie o da un'incapacità di concretizzare al momento giusto. Abbiamo una settimana per scoprire quali corridori avranno fatto la scelta giusta.
Immagine di copertina: Rcs Sport