TU CON IL TUO TELECOMANDO, DECIDI

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crashes Rouleur Italia Words: Emilio Previtali

I programmi TV con compilation di persone riprese mentre fanno cose stupide, che subiscono incidenti rocamboleschi e spettacolari erano piuttosto comuni nell'era pre-internet, anzi a dirla tutta in Italia lo sono ancora. Per rendersene conto basta accendere la televisione in una sera d'estate, quando i palinsesti sono meno impegnati e la competizione tra le reti è meno agguerrita. Le disgrazie altrui continuano a essere intrattenimento per le masse, se non in televisione, perlomeno sul web.

Spesso questi programmi tv di incidenti e infortuni presentano una sezione sportiva, nella quale i calciatori o i giocatori di basket rovinano su cartelloni pubblicitari e finiscono nel pubblico, tuffatori sbattono la testa sul bordo del trampolino prima di spanciare in acqua e fantini disarcionati penzolano inerti al collo del loro cavallo senza riuscire a recuperare equilibrio e tornare sulle staffe.

Almeno una volta, ne abbiamo riso tutti.

Poi ci sono gli incidenti di ciclismo, le volate finite male e guardando quelle le risate si fermano, perlomeno per noi che da ciclisti abbiamo provato almeno una volta nella vita la ruvidità dell'asfalto abbigliati soltanto con un micro-strato di Lycra. Anche quando si tratta soltanto di una piccola scivolata, cadere dalla bici fa un male cane.
È esattamente in quel momento, davanti alle cadute dei ciclisti di questi giorni, che ciascuno di noi davanti alla televisione ha sentito il bisogno di cambiare canale, rendendosi probabilmente conto che anche i calciatori, i tuffatori, i fantini e tutti gli altri disgraziati che vediamo in tv mentre sbagliano qualcosa, provano dolore.

Gli incidenti non sono mai divertenti, nemmeno da stare a vedere.
Un conto è informare, un altro conto è speculare sulle disgrazie altrui.
L'orribile caduta nella tappa di apertura del Giro di Polonia l'altra settimana, che ha fatto volare Fabio Jakobsen oltre le barriere, riportando ferite gravissime e facendo volare per aria diversi altri velocisti in una scena apocalittica, ci ha ricordato che in bicicletta si rischia sempre.
Poi c'è stata questa settimana la caduta di Remco Evenepoel che al Giro di Lombardia è volato fuori strada e poi giù da un ponte. Come se non bastasse il giorno dopo la tragedia sfiorata nella MotoGP, non è ciclismo e tutto è bene ciò che finisce bene, ma il concetto è lo stesso: momenti paurosi e drammatici che ci turbano.
Quel genere di video, guardateli e commentateli con cautela. Sempre. Non condivideteli se non siete addetti ai lavori e all'informazione, e se mostrarli non è strettamente necessario.

Perché fa male al ciclismo e fa male a noi.


Photo ASO

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