Fotografie di Timo Spurr
Chi sarà a vincere il Giro d’Italia 2023? La corsa non è ancora incominciata ma i pronostici e il lancio, sì. Testa bassa e menare, con la promozione, gli articoli di giornale e gli spot in TV stiamo già viaggiando a tutta, da qualche giorno ormai. Lo scudetto al Napoli e la relativa indigestione di immagini e pezzi di colore su quotidiani e alla TV italiana hanno un po’ scombussolato i piani, ma da oggi l’Azzurro-Napoli lascerà spazio al Rosa-Giro. Il ciclismo prende finalmente il centro della scena. E i protagonisti, ovviamente, sono loro: i corridori.
La Gazzetta dello Sport apre oggi con una prima pagina interamente dedicata al Giro d'Italia, in primo piano nell’enorme fotomontaggio di apertura, tre atleti: al centro il favorito assoluto, l’atleta più atteso, Campione del Mondo in carica Remco Evenepoel. Sulla sinistra - proprio dove sul podio olimpico si posiziona il secondo classificato - Primož Roglič, l’osso duro, l’eterno combattente. Sulla destra, un po’ staccato e rimpicciolito rispetto alle sue statuarie proporzioni, Filippo Ganna, il corridore italiano in questo momento più celebre nel mondo. Non è un pretendente alla vittoria finale ma è senz’altro l’italiano su cui puntare per qualche successo di tappa e magari per la maglia rosa inaugurale.
Un po’ tutti i giornali e siti internet in questi giorni hanno messo i volti dei protagonisti e i pronostico al centro del racconto. La corsa ancora non è iniziata, i corridori ancora non sono scesi in strada e non ci sono storie di costume o di colore da raccontare. Di cosa scrivere quindi? Di loro, dei i capitani. I top contenders sono cinque, oltre a Evenepoel e Roglič anche Geraint Thomas, Thibaut Pinot, Damiano Caruso, Aleksandr Vlasov e João Almeida. Sono i loro i volti che abbiamo visto finora nelle fotografie su ogni giornale, in ogni intervista, sui siti internet o negli spot TV.
In totale in corsa a questo Giro d’Italia 2023 ci saranno 218 corridori, tra questi uno soltanto ha già vinto il Giro d’Italia, nel 2020. Si chiama Tao Geoghegan Hart, ha i capelli rossi, è di Hakney vicino a Londra e corre per la Ineos-Grenadiers. La storia della sua vittoria al Giro è interessante e oggi, nel giorno in cui tutto inizia e nessuno lo da per favorito (perché effettivamente non lo è), vale la pena raccontarla.
Tao aveva iniziato quel Giro 2020 strampalato - che si disputava in ottobre, alla ripresa delle corse dopo la pandemia - da gregario, quasi come questa volta. Era al servizio del capitano sfortunato Gerain Thomas, costretto ad abbandonare la corsa (come spesso gli succede, è un po’ sfortunato) per una caduta alla fine della prima settimana. Una maledetta borraccia era finita sotto le sue ruote e ciao corsa rosa.
Nell’arrivo in salita della seconda tappa di quel Giro d’Italia comunque, nella tappa di Agrigento, il lavoro da gregario di Tao era terminato ai piedi della salita e il suo programma originario prevedeva di salire lentamente, risparmiandosi in coda al gruppo. Geraint Thomas però aveva con sé come appoggio il solo Jonatan Narváez, non esattamente un granatiere.
"Ho pensato: Narváez ha una bici di taglia 48” o 50”, mentre Geraint ha una 56”, è Tao Geoghegan Hart in persona che racconta davanti al nostro microfono. "Se fosse successo qualcosa, una foratura o un salto di catena si sarebbe trovato senza bici dovendo aspettare l’ammiraglia della squadra e perdendo minuti preziosi. Per quella ragione avevo pensato che dovevo insistere e seguirlo per potergli dare la mia bici, in caso di bisogno”.
In cima alla salita Tao, anziché alcuni minuti aveva accumulato soltanto 5” di distacco dal vincitore classificandosi 50°, quanto bastava restare in classifica e per rimontare nelle settimane successive il suo svantaggio di poco più di 2" minuti fino a trionfare a Milano, vincendo davanti a Jay Hindley che avrebbe poi vinto il Giro d’Italia nel 2022.
"È stato in quell’esatto momento, grazie a quella decisione, che è cambiato tutto. Quel giorno restando in fondo al gruppo avrei potuto perdere almeno cinque minuti. Invece sono arrivato poco lontano da Geraint, un piazzamento senza significato per chiunque altro, fondamentale per me e per la mia squadra. Sono piccole cose che succedono in gara certe volte, ma questi sono i margini del ciclismo oggi”, ha concluso Tao nella nostra intervista.
Questa è la migliore spiegazione che possiamo dare a un appassionato per fargli capire quanto è minima la differenza tra anonimato e trionfo, tra vittoria e metà classifica, tra pronostici e realtà. Il ciclismo di oggi è questo e a pensarci bene, forse, non succede soltanto nel ciclismo ma anche nella vita di tutti i giorni, che devi sempre farti trovare pronto.
Tao Geoghegan Hart in questo Giro ha il dorsale 111. Tre-volte-uno, non è senz’altro un caso e non è difficile da tenere a mente. Tenetelo d’occhio perché Tao è forte, perché è simpatico e perché tre settimane sono lunghe e nella vita, non si sa mai.
Mai mollare. Viva il Giro, e che si cominci.