Ogni anno il Tour de France prende inizio in un paese straniero e nonostante questo avvenga essenzialmente per motivi economici, lo scopo è anche quello di dare alla corsa un taglio moderno e internazionale. Questa fase iniziale, della durata di tre giorni, si chiama Grand Départ e può essere descritta come una specie di cameo della corsa che aggiunge grande riscontro mediatico all’evento. Se in alcuni casi, come nel 2022 in Danimarca, i contenuti tecnici della competizione sono abbastanza limitati e lo spettacolo è essenzialmente fornito dalla folla festante di una nazione straniera che accoglie i corridori, quest’anno abbiamo visto con il Grand Départ nei Paesi Baschi due tappe davvero interessanti, le più divertenti viste sin qui. Le tappe di ieri e dell’altro ieri riservate ai velocisti – diciamo la verità – sono state piuttosto noiose da guardare: ore di corsa in cui sostanzialmente non succede niente e poi, volatona finale.
Una tappa noiosa quella di ieri al Tour de France - Immagine: Zac Williams/SWpix.com
L’inizio scoppiettante del Tour 2023 è avvenuto perché contrariamente al consueto avvio della corsa, costituito in genere da una breve cronometro o una tappa per velocisti, un profilo altimetrico interessante e un dislivello considerevole hanno costretto a muoversi sin dal primo giorno tutte squadre, sia quelle protagoniste pretendenti alla vittoria finale, che quelle a caccia della vittoria di giornata.
Ci sono a questo punto tre notizie per voi, due buone e una non molto. Prima le buone: forse ancora non lo sapete ma il Grand Départ 2024, si svolgerà in Italia e il Tour de France prenderà il via il 29 giugno da Firenze. Con tre tappe dedicate a tre leggendari corridori italiani – Ottavio Bottecchia, primo ciclista italiano a vincere un secolo fa il Tour de France, il pirata Marco Pantani e il Campionissimo Fausto Coppi – il Tour celebrerà la nostra nazione e la nostra passione per il ciclismo.
La seconda buona notizia è che le tappe previste per il Grand Départ italiano avranno grande contenuto tecnico e oltre a mettere in evidenza i luoghi e le bellezze artistiche e naturalistiche del nostro paese, assisteremo probabilmente a delle corse combattute e divertenti, proprio come è avvenuto qualche giorno fa nei Paesi Baschi. La prima tappa ad esempio sarà la Firenze – Rimini, con un dislivello di 3.800 metri e una serie di salite disposte strategicamente in grado di regalare spettacolo fino all’arrivo. La prima Maglia Gialla potrebbe andare a uno dei contendenti alla vittoria finale. Sulla partecipazione e sul calore del pubblico poi, non ci sono dubbi: sarà un successo.
I tifosi italiani a Bergamo durante la tappa 15 del Giro d'Italia 2023 - Immagine: Zac Williams/SWpix.com
L’Italia è un paese che per il suo futuro ha deciso di scommettere sulla bicicletta come strumento di promozione turistica e di marketing. E qui veniamo alle brutte notizie, purtroppo. Nonostante l’impegno a trasformarci in un paese bike-friendly e il gran parlare che si fa, a tutti i livelli, di transizione ecologica e nuova mobilità sostenibile, l’Italia è un paese che fa ancora troppo poco per portare la bicicletta al centro di una nuova idea di città e di mobilità. Dal 2018 al 2021 nel nostro paese secondo i dati ISTAT sono morte in media 217 persone ogni anno in incidenti in bicicletta, più di una ogni due giorni. Questo significherebbe che, per dirlo molto brutalmente, durante i tre giorni del Grand Départ del Tour de France l’anno prossimo da qualche parte sulle strade italiane, moriranno sei persone. È spaventoso, se ci pensate. Serve assolutamente cambiare.
Nel 2019 il secondo governo guidato da Giuseppe Conte aveva stanziato un fondo da 47 milioni di euro all’anno per tre anni, dal 2022 al 2024, per la costruzione di nuove piste ciclabili, la realizzazione di zone con un limite di velocità di 30 km/h e altre infrastrutture per favorire l’uso della biciclette in città. I 47 milioni del 2022 sono stati regolarmente erogati ma il resto dei fondi previsto per gli anni successivi è stato azzerato dal ministero delle Infrastrutture del governo Meloni. Si tratta di una logica difficile da comprendere, nel momento in cui per portare il Tour de France in Italia e promuovere l’idea che il nostro paese è amico dei ciclisti e delle biciclette vengono investiti dalla Città Metropolitana di Firenze, dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Regione Piemonte, una cifra di 6,5 milioni di euro.
In Italia abbiamo grande bisogno di piste ciclabili. Secondo i dati raccolti dalla rete europea di associazioni ambientaliste Clean Cities, Torino ha 2,5 chilometri di ciclabili ogni 10mila abitanti e Milano ne ha 2,1; molto pochi, se confrontati a città come Gent in Belgio e Helsinki in Finlandia, che arrivano a circa 20 chilometri ciascuna e sono le più virtuose in Europa. Anche il confronto con altre città europee, quasi tutte con una media superiore ai 6 chilometri ogni 10mila abitanti, non regge. Serve assolutamente darsi da fare e non soltanto a livello di marketing e di promozione turistica ma di azioni che consentano un radicale cambio di mentalità nelle amministrazioni e nei cittadini. Pedalare in città deve diventare comodo, sicuro e possibile per tutti.
Jasper Philipsen dell'Alpecin-Deceuninck vince l'arrivo in volata davanti a Caleb Ewan della Lotto Dstny - Immagine Alex Whitehead/SWpix.com
Per quanto riguarda la tappa di ieri, la Dax – Nogaro di 181.8 km, c’è poco da raccontare: è stata la fotocopia della tappa dell’altro ieri e si è conclusa in volata: vittoria per il solito Jasper Philipsen pilotato da Mathieu van der Poel. Secondo posto per Caleb Ewan e terzo per Phil Bauhaus che si sono invertiti di posizione rispetto al giorno precedente. Oggi tappa con salite e Col de Soudet di 15 chilometri al 7% a metà a sbarrare la strada ai velocisti. Speriamo in una tappa più divertente da guardare. Speriamo.
Immagine di copertina: Zac Williams/SWpix.com