È arrivata la quarta vittoria. Sette giorni di gara nel 2025 per Tom Pidcock, e in più della metà di questi il britannico è salito sul gradino più alto del podio. Non male come statistica. Per la sua nuova squadra, la Q36.5 Pro Cycling Team, è il sogno che si avvera: dopo mesi di speculazioni sul suo futuro, la battaglia per il suo contratto e le complesse trattative con gli sponsor, il 25enne ha già dimostrato che ne è valsa la pena. E siamo solo a metà febbraio.
A dire il vero, Pidcock non è certo rimasto nell’ombra nel 2024: l’oro olimpico nella mountain bike, il quarto posto alla Strade Bianche, la vittoria all’Amstel Gold Race, il podio sfiorato nella tappa sterrata del Tour de France e il duello con Tadej Pogačar al Giro dell’Emilia erano la prova che il talento c'era eccome. Ma anche il più distratto tra gli osservatori si era accorto della crescente tensione in casa Ineos Grenadiers: discussioni pubbliche sul rinnovo contrattuale, la clamorosa esclusione all’ultimo minuto da Il Lombardia e un’ondata di polemiche sui social. Pidcock continuava a brillare in gara, ma era evidente che non fosse più felice nella squadra britannica che lo aveva lanciato nel professionismo.
E così è arrivata la svolta con la Q36.5 Pro Cycling, la squadra ProTeam guidata da Doug Ryder, che gli ha garantito le opportunità e la serenità che gli mancavano. Finora, sembra che la scommessa sia stata vinta.
Foto: A.S.O/Pauline Ballet
Quello che Tom Pidcock ha dimostrato più e più volte è che dà il meglio di sé quando ha qualcosa da dimostrare. Ha bisogno di una sfida, di mordere il freno. Gran parte delle sue vittorie più importanti sono arrivate dopo momenti difficili: ha conquistato l’Amstel Gold Race dopo aver sentito di essere stato derubato del successo nel 2021 per un controverso photo finish. Ha voluto zittire gli scettici alle Olimpiadi, quelli che pensavano che non avrebbe potuto difendere il titolo dopo aver bilanciato strada e mountain bike per tutta la stagione. Ora deve dimostrare di aver fatto la scelta giusta lasciando un team WorldTour per una squadra ProTeam, nonostante le perplessità di molti.
Anche nella sua gara più recente, la Vuelta a Andalucía Ruta Ciclista Del Sol, Pidcock ha faticato nella prima tappa, perdendo 40 secondi in classifica generale dopo alcuni attacchi mal calibrati e scelte tattiche discutibili. Con la consueta autoironia, la sera stessa ha condiviso una meme su Instagram che lo prendeva in giro per non essere riuscito a confermare le prestazioni del Tour of Alula di qualche settimana prima. Ma bastano 24 ore per rimettere le cose a posto: nella seconda tappa della Ruta del Sol, Pidcock ha risposto con i fatti, battendo in volata il suo ex compagno di squadra Brandon Rivera e guadagnando tempo prezioso in classifica. Ha bisogno degli scettici. Sono il motore delle sue vittorie.
Alla fine della scorsa stagione, parlando con Rouleur della sua medaglia d’oro olimpica nella mountain bike, aveva detto: "Da un lato è stato un enorme sollievo, ma allo stesso tempo rientrava nelle aspettative. Non potevo fare a meno di pensare di non aver ancora raggiunto abbastanza su strada, quindi è stata una vittoria dal sapore agrodolce. Voglio lasciare il segno nel mondo del ciclismo, a tutto tondo".
Foto: A.S.O/Charly Lopez
Questo è Tom Pidcock: mai soddisfatto, sempre alla ricerca di qualcosa di più. E per fare ciò che vuole nel ciclismo, ha bisogno di una squadra che segua le sue regole. È semplicemente il tipo di corridore che è. Finora, la Q36.5 Pro Cycling Team sembra aver capito la lezione: Pidcock sceglie come correre, decide il suo calendario, è il leader indiscusso e, in poche parole, sta prosperando. L'immagine di lui che taglia il traguardo a braccia alzate nella seconda tappa della Ruta del Sol, davanti a un Rivera sconsolato con la maglia Ineos, è esattamente ciò che il britannico sperava di ottenere in questa stagione.
Ma la vera domanda è: quanto durerà? Le Classiche Monumento lo aspettano, anche quelle di un giorno, che Pidcock ha sempre dichiarato di voler conquistare. Lì dovrà vedersela con Pogačar, Mathieu van der Poel, Wout van Aert e tutti gli altri, e sarà in quel contesto che capiremo davvero quanto è forte. I segnali sono incoraggianti, ma la stagione è ancora lunga.