QUEI BUCHI ROTONDI DENTRO I BANCHI DI SCUOLA | Giro 2023 | Tappa 13

QUEI BUCHI ROTONDI DENTRO I BANCHI DI SCUOLA | Giro 2023 | Tappa 13

Autore: Emilio Previtali Giro 2023

Il passaggio dal calamaio alla penna a sfera in ambito scolastico avvenne in via ufficiale in Francia nel 1965. A testimoniarlo è una circolare ministeriale che ne autorizzava finalmente l’utilizzo in aula da parte di studenti e insegnanti. Fu un cambiamento epocale. La penna sfera era stata inventata da László Bíró, un giornalista ungherese emigrato in Argentina nel 1943 e si era diffusa rapidamente negli anni successivi in tutto il mondo, ma il pennino e l’inchiostro avevano resistito grossomodo altri due decenni, prima di scomparire definitivamente dai banchi delle scuole francesi.


I meno giovani tra noi ricorderanno in un angolo dei banchi di scuola, in quei tavolini di color verde sempre troppo piccoli per le nostre gambe, quei fori rotondi di cui non si capiva l’utilità. Sapevamo che quei buchi nel tavolo erano lì a eterna memoria di qualcosa, ma non sapevamo esattamente cosa. Pennino e calamaio? E chi ne aveva mai visto uno?


Il 5 giugno 1988 il Giro d’Italia fece tappa a Bormio, in provincia di Sondrio. Fu una tappa piuttosto breve, soltanto 120 chilometri con partenza a Chiesa Valmalenco e passaggio prima al Passo dell’Aprica e poi sul Passo di Gavia, a 2.621 metri di altitudine. Quel giorno in quota nevicava e faceva molto freddo ma la corsa non fu interrotta.


 “'Il ciclismo è sofferenza e nel ciclismo la sofferenza è spettacolo’, sosteneva Vincenzo Torriani, il direttore di gara. Lo spettacolo doveva continuare. "Quindi a noi corridori era toccato correre, anche se non è che fossimo esattamente della stessa idea di Torriani”, è il vincitore del Giro d’Italia di quell’anno Andy Hampsten a parlare in una intervista di qualche anno fa. “Comunque allora non è che c’era un sindacato atleti come adesso, o che si poteva fare sciopero: se non volevi correre, l’anno dopo restavi a casa”.


"Al mattino arrivammo a fare colazione e Mike Neel, il nostro direttore sportivo invece della solita pasta ci aveva fatto preparare una bistecca. 'Andy, se vuoi provare a vincere il Giro d’Italia, oggi è il tuo giorno', mi aveva detto. Io non è che ne fossi proprio convinto ma la squadra aveva preparato tutto nei minimi dettagli e ci credevano così ciecamente, che dovevo crederci anche io". Hampsten spiega che mandarono un meccanico in avanscoperta sul percorso per rendersi conto delle condizioni meteo. Arrivò al Passo Gavia e chiamò via radio da un rifugio: “Qui nevica” 


Passare in bici con il brutto tempo a 2600 metri non è mai uno scherzo ma farlo con la neve, è un massacro. Prima di partire per la tappa i corridori della 7-Eleven furono massaggiati e spalmati con lanolina, un unguento idrorepellente con cui si cospargevano i nuotatori che attraversavano la Manica.


"In salita ce la cavammo, a parte i capelli e i vestiti ghiacciati, si poteva resistere. Io dovevo provare a vincere il Giro ma prima di me a rompere gli indugi ci aveva già pensato Van der Velde, che puntava alla maglia ciclamino. Arrivai in cima al Gavia per secondo e i meccanici mentre mi preparavano per la discesa facendomi indossare dei vestiti da sci, mi dissero che lui era arrivato in maglietta a maniche corte e che si era buttato giù senza vestirsi e senza guanti, soltanto con un cappellino in cotone in testa e dei manicotti bagnati”.


Nevicava così forte quel giorno che quando i corridori frenavano i tubolari non facevano presa sull’asfalto e a ogni curva rischiavano di saltare di sotto al tornante successivo. "Dopo poca discesa raggiunsi Van der Velde, andava pianissimo. Bestemmiava per il freddo e tremava così vistosamente che non riusciva ad andare dritto. Non aveva una bella cera. Andammo avanti un po’ insieme come due zombie nella nebbia, sotto la nevicata. A bordo strada non c’era nessuno, eravamo soli come due idioti. Dopo un po’ mi voltai e alle mie spalle lui non c'era più, non sapevo se si era ritirato o se era morto finendo in un burrone”.


Il finale della storia se già non lo conoscete, potete scoprirlo andando a vedere su YouTube il video di quella tappa. Per molti quella del 5 giugno 1988 è una delle corse più belle della storia del ciclismo, per i corridori quello fu un giorno da incubo. "Non ho mai sofferto un freddo così in tutta la mia vita”, spiega Hampsten. "Credo che il fatto che nessuno sia morto quel giorno, sia una semplice casualità”.


Cosa c’entrano i buchi nei banchi di scuola, vi chiederete a questo punto? C’entrano: vi ho detto che erano lì, in un angolo del banco a eterna memoria di qualcosa. Non si sapeva esattamente cosa, ma qualcosa. In molti oggi, a quasi 35 anni di distanza da quel lontano 5 giugno 1988 pensano a quel giorno sul Gavia come a una festa del ciclismo e a un momento felice. Non lo è stato. In molti non sanno niente di quella sofferenza, che è un po’ simbolicamente come quei buchi nei banchi di scuola cui abbiamo detto sopra: gli studenti di oggi ne hanno sentito parlare, ma non sanno esattamente di cosa si è trattato. 

Leggi anche: GIRO 2023 | ANTEPRIMA TAPPA 13 | BORGOFRANCO D’IVREA - CRANS MONTANA

È normale che in parecchi tra corridori, organizzatori e squadre, ieri abbiano scelto di essere iper-prudenti e si siano preoccupati di non ripetere quell’errore, suggerendo l’accorciamento della tappa. Molti tra gli spettatori ma anche fra i tecnici e i giornalisti invece, inspiegabilmente, faticano a capire che il 1988 e il 2023 sono due epoche differenti.


Forse ieri la tappa si poteva correre per intero, ma davvero è così imperdonabile aver cannato le previsioni meteo e aver fatto soltanto metà della strada? Imperdonabile è non sapere niente di quei buchi per il calamaio dentro ai banchi di scuola di un tempo che nel ciclismo sono i tubolari che slittano sulla neve, i capelli ghiacciati in testa e i corridori o gli spettatori che vanno giù a ruzzoloni dal burrone e poi si ammazzano. 


Per la cronaca la tappa di ieri, ridotta a soli 74,6 km tra Le Châble e Crans-Montana in Svizzera, è andata al più caparbio e paziente dei tre corridori in fuga, il colombiano Einer Rubio. Secondo posto per Thibaut Pinot e terzo per Jefferson Cepeda. In classifica generale Geraint Thomas ancora maglia rosa. 


Speriamo che oggi non piova.

 

Immagine di copertina: Rcs Sport

Autore: Emilio Previtali Giro 2023

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