PIRELLI

Come le tecnologie della Formula 1 vengono sfruttate per migliorare le prestazioni dei pneumatici per il ciclismo su strada

Autore: Simon Smythe

Pirelli è partner globale della Formula 1 dal 2011. È impressionante immaginare quanta quantità di dati il marchio italiano abbia raccolto in questi 14 anni come fornitore unico di pneumatici per la massima categoria dell’automobilismo, considerata da molti il vertice assoluto dell’eccellenza tecnica. E l’innovazione non si ferma mai. 

Un esempio significativo è rappresentato dall’introduzione dei nuovi pneumatici da 18 pollici nel 2022, dopo 50 anni di utilizzo delle gomme da 13 pollici. Questi pneumatici sono stati progettati completamente da zero: ogni singolo elemento – dal profilo, alla struttura, fino alle mescole – è stato sviluppato partendo da un foglio bianco.

Secondo Pirelli, il processo di progettazione ha richiesto più di 10.000 ore di test indoor, oltre 5.000 ore di simulazione e la creazione virtuale di più di 70 prototipi, per arrivare infine a sviluppare 30 differenti configurazioni di pneumatici, testate da quasi tutte le scuderie su una distanza complessiva di oltre 20.000 chilometri.

Ogni pilota ha contribuito al processo di sviluppo in momenti diversi, aiutando Pirelli a definire le specifiche definitive grazie ai loro feedback. Gli appassionati più attenti sanno che esistono tre tipologie di pneumatici slick, identificabili dalle bande laterali di colore rosso, giallo e bianco, che rappresentano rispettivamente la mescola più morbida, quella media e quella più dura. A queste si aggiungono le gomme intermedie da bagnato (con fianco verde) e quelle da pioggia intensa, le full wet (con fianco blu). Inoltre, Pirelli ha sviluppato sei diverse mescole per l’asciutto, indicate con le sigle da C0 a C5, che permettono all’azienda di selezionare, per ogni weekend di gara, gli pneumatici più adatti alle caratteristiche specifiche di ciascun circuito e alle condizioni meteo previste.

Sì, è vero che si tratta di un approccio estremamente specifico e ricco di dettagli tecnici, ma Pirelli sottolinea come questa filosofia sia applicata con coerenza anche ai suoi prodotti per il ciclismo, che traggono vantaggio diretto dalle tecnologie sviluppate nell’ambito della Formula 1.

Non è un caso che sia i pneumatici da F1 che quelli da bici portino il nome P Zero. Anche i caratteristici colori dei fianchi, iconici nel motorsport, trovano applicazione sui copertoncini da ciclismo Pirelli: il velocissimo P Zero TT sfoggia loghi rossi, il Cinturato è contraddistinto dal verde, mentre il P Zero Race 4S, che impiega la mescola SmartE- VO derivata proprio dalla Formula 1 per migliorare le prestazioni su asfalto freddo e bagnato, presenta dettagli in blu.

Tuttavia, quanto sono realmente fondate le analogie tra i pneumatici da Formula 1 e quelli da bicicletta? Non si tratta forse di esigenze completamente diverse?

“Pirelli affronta lo sviluppo dei pneumatici da ciclismo con lo stesso approccio adottato per quelli di Formula 1”, spiega Paolo Brivio, Chief Technical Officer della divisione due ruote dell’azienda, nonché appassionato ciclista. “La simulazione virtuale delle caratteristiche del pneumatico, delle forze dinamiche trasmesse al suolo, delle deformazioni e delle sollecitazioni interne che ne garantiscono l’integrità strutturale... Lo stesso approccio viene utilizzato anche per analizzare gli intervalli di temperatura di esercizio – naturalmente diversi tra Formula 1 e ciclismo – che orientano la scelta e lo sviluppo dei materiali”.

Brivio riconosce che, nonostante l’approccio alla ricerca e sviluppo sia lo stesso, il ruolo dei pneumatici in Formula 1 e nel ciclismo è profondamente diverso. “In F1 ogni centesimo di secondo è deter- minante, e il pneumatico ha il compito primario di garantire l’aderenza. Nel ciclismo, invece, l’aderenza – o grip – è un aspetto che si aggiunge a quello che rappresenta la prestazione fondamentale del pneumatico: la resistenza al rotolamento. Un pneumatico da bici deve essere realizzato con processi e macchinari all’avanguardia, capaci di controllare tolleranze al decimo di millimetro, così da ridurre al minimo la resistenza al rotolamento, fino all’ultima frazione di watt. Del resto, un Grande Giro può essere vinto o perso per pochi secondi, e un arrivo in volata può decidersi per una manciata di millimetri”.

Brivio aggiunge che anche nel ciclismo l’attenzione all’aerodinamica è in costante crescita. Tuttavia, Brivio sottolinea come le competizioni, siano esse automobilistiche o ciclistiche, rappresentino l’apice dell’impiego di un pneumatico, e Pirelli sfrutta attivamente le collaborazioni con i team Lidl-Trek e Alpecin-Deceuninck per sviluppare i pneumatici del futuro.

Un esempio concreto arriva dalla Parigi-Roubaix 2024, dove il team Ricerca & Sviluppo di Pirelli ha equipaggiato una bicicletta con una strumentazione composta da sensori e accelerometri, capaci di raccogliere dati relativi alle sollecitazioni subite durante la percorrenza dei settori in pavé alle velocità tipiche del WorldTour.

“Grazie all’analisi di questi dati, non solo possiamo sviluppare nuovi materiali – sia per la carcassa che per la mescola – che verranno poi applicati ai modelli di serie, come ad esempio il nuovo P Zero Race TLR RS, ma sia- mo anche in grado di consigliare ai corridori e ai meccanici delle squadre la misura più adatta (30 o 32 mm) e persino la pressione ideale per ciascun atleta, in base al suo peso e alla velocità media prevista per la gara”.

Da quando Pirelli ha intro- dotto il pneumatico P Zero nel mondo del ciclismo, nel 2017, ha collezionato una serie di vittorie di grande prestigio. Nel 2021, Lizzie Deignan ha conquistato la prima storica edizione della Parigi-Roubaix Femmes utilizzando pneumatici tubeless PZero da30mm–mai prima d’allora la “Regina delle Classiche” era stata vinta su coperture tubeless. 

Un’altra dimostrazione del sottile equilibrio tra velocità, durata e grip è arrivata l’anno successivo, con la vittoria in solitaria di Tadej Pogačar sui tratti sterrati della Strade Bianche. Lo sloveno attaccò a 50 chilo- metri dal traguardo, affrontando tratti in discesa su ghiaia a velocità fino a 80 km/h, ove era fondamentale poter fare totale affidamento sui pneumatici. Alla Strade Bianche, Pireli ha equipaggiato e supportato 33 atleti, per un totale di 66 pneumatici, tutti arrivati al traguardo di Siena senza alcuna foratura. Un anno dopo, nel 2022, Pirelli ha fornito al team Trek-Segafredo dei pneumatici speciali per il Giro d’Italia. Questi ave- vano la struttura e il battistrada del collaudato P Zero Race, ma si distinguevano per i loghi dorati e la scritta “Made in Italy” sui fianchi.

Il modello, denominato P Zero Race 150°, era una versione celebrativa creata per rendere omaggio ai 150 anni di storia dell’azienda. E perché proprio il Giro d’Italia è stato scelto per il debutto di questa edizione speciale? Perché Pirelli forniva la maggior parte dei pneumatici al gruppo dei corridori già nella prima storica edizione della corsa rosa, nel 1909.

Fondata a Milano nel 1872, Pirelli inizialmente si specializzò nella produzione di tele gommate, cinghie di trasmissione, raccordi e tubi flessibili. Il suo primo pneumatico in assoluto fu quello per biciclette, realizzato nel 1890 – solo in seguito l’azienda sarebbe entrata nei settori motociclistico e automobilistico.

Appena cinque anni dopo, Pirelli era già presente nelle competizioni ciclistiche: il Pirelli Tipo Milano venne utilizzato nell’edizione del 1895 della Milano-Cremona-Brescia-Milano. Con la crescente popolarità delle corse ciclistiche, soprattutto in Italia, Pirelli divenne il partner naturale per squadre e corridori alla ricerca dei migliori pneumatici da competizione. Nel durissimo Giro d’Italia del 1914, la squadra Bianchi-Pirel- li conquistò due tappe grazie a Giuseppe Azzini.

Negli anni Trenta, il marchio si era ormai affermato come uno dei principali produttori di pneumatici da competizione. Nel dopoguerra, il leggendario Fausto Coppi vinse le corse più prestigiose utilizzando proprio coperture Pirelli. Le sue imprese, in particolare la vittoria al Giro d’Italia del 1949 e i trionfi storici al Tour de France del 1949 e del 1952, furono sostenute dall’affidabilità e dalla scorrevolezza dei pneumatici Pirelli.

Questi lo aiutarono a dominare in montagna, su strade che all’epoca erano sterrate e molto più simili a quelle su cui Pogačar ha trionfato alla Strade Bianche, piuttosto che agli asfalti li- sci e perfetti delle Alpi odierne.

Non fu solo la fama dei piloti più celebri a contribuire al successo di Pirelli: ormai la condivisione delle attività di ricerca e sviluppo con il mondo del motorsport stava dando i suoi frutti. Il primo Campionato Mondiale di Formula 1 prese il via a Silverstone nel maggio del 1950, e Pirelli era già presente sulla griglia di partenza. Per i successivi sette anni, l’azienda italiana accompagnò verso la vittoria il leggendario Juan Manuel Fangio, conquistando con lui il primo e l’ultimo dei suoi cinque titoli iridati.

Nel 1957, gli pneumatici italiani lasciarono la Formula 1 per quasi un quarto di secolo, per poi farvi ritorno con un nuovo prodotto sviluppato apposita- mente per le vetture di allora, potentissime e ormai quasi irriconoscibili rispetto ai sottili modelli a sigaro con motore anteriore degli anni Cinquanta: nacque così il primo P Zero.

Secondo Pirelli, il P Zero rappresentava “un concetto, più che un semplice prodotto o una linea di prodotti... più rigido e con un profilo ribassato per garantire la massima precisione di guida, con mescole e una strut- tura capaci di assicurare aderenza in ogni condizione di gara”.

Ben presto, il P Zero iniziò a riscrivere la storia, sia nelle competizioni su strada ad alte prestazioni, sia nei rally, affrontando i prototipi più estremi.

Sebbene sarebbe facile continuare a elencare i numerosi successi di Pirelli sia su due che su quattro ruote, una delle innovazioni più recenti e significative è avvenuta nel marzo del 2022, anno del 150o anniversario dell’azienda. Pirelli ha annunciato la ripresa della produzione di pneumatici per biciclette in Italia, dopo aver rinnovato il suo storico stabilimento di Bollate, risalente agli anni Sessanta. Bollate vanta oggi alcuni dei pro- cessi produttivi più avanzati dal punto di vista tecnologico, grazie anche alla vicinanza con il quartier generale di Pirelli a Milano, dove avviene la ricerca e sviluppo per tutti i suoi pneumatici. È inoltre l’unico stabilimento in Italia a produrre pneumatici per biciclette su larga scala. Grazie all’esperienza maturata come leader nello sviluppo di pneumatici per auto ad altissime prestazioni, secondo Pirelli, lo stabilimento di Bollate è “veramente unico in questo settore e l’innovazione è pre- sente a tutti i livelli: non solo nell’automazione dei processi, che garantisce un’affidabilità qualitativa estremamente elevata e una precisione geometrica del prodotto – fattore ancor più cruciale quando si parla di uno pneumatico per bicicletta, 

date le sue dimensioni ridotte e il peso contenuto – ma anche, ad esempio, nella produzione dei semilavorati. Qui abbiamo testato un sistema di estrusione unico, che contribuisce anch’esso a raggiungere una precisione assoluta in termini di geometria e peso; infine, le mescole, sviluppate attraverso un sistema di miscelazione continua”.

Tutti i pneumatici per biciclette P Zero sono ora prodotti a Bollate e, in occasione del Giro d’Italia 2024, Pirelli ha lanciato il suo nuovo copertoncino da competizione – il P Zero Race TLR RS, utilizzato dal team WorldTour Lidl-Trek. Pirelli afferma che questo pneumatico offre velocità e aderenza superiori rispetto a qualsiasi altro prodotto mai realizzato dall’azienda. Il merito va alla nuova mescola SmartEVO2, sviluppata grazie al know-how e ai materiali più avanzati impiegati nel motorsport, per garantire un ulteriore miglioramento della tenuta e della maneggevolezza sia su asciutto che su bagnato. Brivio spiega che questo risulta- to è stato possibile grazie alla collaborazione con LidlTrek, “ma anche sfruttando le nostre

metodologie interne di misurazione dell’aderenza con un team di test dedicato... SmartEVO2 è stata modificata nella sua formulazione chimica per assicurare maggiore grip sull’asfalto bagnato senza compromettere né la resistenza alle forature né la scorrevolezza”.

Inoltre, per il nuovo pneumatico, Pirelli ha alleggerito la struttura brevettata SpeedCO- RE, caratterizzata da un sottile strato ermetico di mescola arricchita con particelle di arami- de. La combinazione di questi fattori, spiega Brivio, ha per- messo di creare un pneumatico ad alte prestazioni ancora più veloce per i corridori, ma an- che per chi desidera beneficiare della stessa tecnologia utilizzata dai professionisti. “Questo è un chiaro esempio di come gli specialisti degli pneumatici per auto e moto, sfruttando il know-how sviluppato da Pirelli in 150 anni di storia, siano riusciti a formulare una mescola capace non solo di trattenere l’aria, ma anche di offrire resistenza meccanica sufficiente a garantire protezione contro le forature, leggerezza e bassa resistenza al rotolamento, tutto allo stesso tempo. Lo stabilimento di Bollate, grazie ai processi automatizzati e ai macchinari di ultima generazione, ci consente di adattare questo materiale alle applicazioni per il ciclismo, creando uno strato innovativo di gomma che trattiene l’aria ed è resistente alle perforazioni, con un impatto trascura- bile sulla scorrevolezza”.

Non solo Pirelli è l’unica azienda a produrre pneumatici per biciclette in Italia su larga scala, ma il P Zero Race TLR RS è il primo pneumatico per biciclette al mondo a utilizzare gomma naturale certificata dal Forest Stewardship Council (FSC), proveniente da piantagioni gestite per preservare la biodiversità e migliorare le condizioni di vita delle comunità locali e dei lavoratori. Questo pneumatico riporta il logo FSC sul fianco – e, dall’inizio del 2024, anche tutti i pneumatici Pirelli per la Formula 1 sono certificati FSC e contrassegnati con il relativo logo.

Come fa Pirelli a trovare continuamente margini di miglioramento? Brivio si è mai chiesto se lui e Pirelli abbiano ormai creato il pneumatico perfetto, oppure è certo di poter continuare a migliorare resistenza al rotolamento, aderenza e protezione contro le forature?

“Le fonti di ispirazione per i miglioramenti sono molteplici: dalle nuove richieste dei clienti, alla nascita di nuovi segmenti di prodotto (come il gravel, ad esempio), dall’analisi della concorrenza fino all’introduzione di nuove tecnologie, prima non disponibili, sia nei materiali sia nei processi... fino alla necessità di introdurre nuove prestazioni – basti pensare all’aerodinamica o alla sostenibilità. Siamo sempre certi di aver creato il miglior prodotto possibile al momento del lancio, ma allo stesso tempo lavoriamo costantemente per fare tutto ancora meglio e continuare a superare i compromessi prestazionali che le leggi della fisica ci impongono. Un’azienda votata alle competizioni come Pirelli non smette mai di sviluppare”.

Con Pirelli confermata come fornitore esclusivo di pneumatici per la Formula 1 almeno fino al 2027, è certo che l’innovazione proseguirà, e chi utilizza i pneumatici del marchio continuerà a beneficiare in modo unico di tecnologie – e soluzioni sostenibili – derivate direttamente dal massimo livello del motorsport per molti anni a venire.

Autore: Simon Smythe

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