Luke Rowe: Festa con Rigoberto Urán, la linea blu del Team Sky e i DS che urlano

Autore: Chris Marshall-Bell

Durante il recente Rouleur Live, abbiamo avuto l'occasione di sederci con Luke Rowe, co-conduttore del podcast Watts Occurring insieme a Geraint Thomas, per sottoporgli otto domande che (probabilmente) non gli erano mai state fatte prima.

Rouleur: Quale ciclista del gruppo ti piacerebbe conoscere più a fondo?

Luke Rowe: Il più simpatico del gruppo? Rigoberto Urán, senza ombra di dubbio. È incredibilmente cool, senza nemmeno sforzarsi di esserlo. Non parla molto inglese, e io non parlo spagnolo, ma ci sono state serate in cui, tra un bicchiere e l’altro, siamo riusciti a capirci senza davvero parlare. Mi piacerebbe, però, poter avere una conversazione più approfondita con lui.

R: Qual è stato un momento della tua carriera che non ti è piaciuto?

LR: Veloviewer. Oggi tutti possono sapere tutto: basta cliccare su una mappa e, con un po’ di pazienza, scopri ogni dettaglio. Prima di Veloviewer, invece, non si aveva questa certezza e bisognava essere più intuitivi. Sapevi che il vento arrivava da destra, ma non potevi prevedere se la strada fosse esposta o protetta, quindi dovevi osservare le siepi, i boschi, le case. Come capitano di strada, venivi premiato per la tua capacità di analisi sul momento. Ora, anche senza essere particolarmente attento, puoi accedere a Veloviewer e avere tutte le risposte. Prima, nelle gare in Olanda, si diceva: "Occhio a Visma, loro sono del posto, conoscono le strade e sanno come muoversi". Ma adesso non conta più, perché tutti possono sapere tutto.

Luke Rowe durante il Giro di Gran Bretagna del 2023 (Foto di SWpix.com)

R: La migliore vittoria di Chris Froome non al Tour de France?

LR: L'Herald Sun Tour in Australia, nel 2016. Non è certo la corsa più prestigiosa al mondo – anzi, probabilmente è stata la più piccola a cui abbiamo mai partecipato come squadra – ma è stata una settimana incredibilmente piacevole e divertente. Non sempre conta la grandezza della corsa, ma il viaggio che si sta vivendo. Spesso, i ricordi più belli non riguardano ciò che accade in bici, ma quello che succede fuori. Siamo passati dal Tour Down Under a un training camp e poi al Sun Tour: tutto è filato liscio, in un’atmosfera rilassata, con un gruppo affiatato che si è goduto l’esperienza. Froomey ha conquistato la vittoria in modo spettacolare, rendendo quel momento ancora più speciale.

R: Qual è stato il miglior kit di Sky/Ineos, e cosa rende davvero buona una maglia da ciclismo?

LR: Rapha 2016. Davvero, date un'occhiata [cerca su Google per vederla]. Non si può esagerare con i dettagli: la semplicità è ciò che funziona meglio. Prendete, ad esempio, le maglie della Bahrain o della Red Bull, che risultano troppo cariche. La chiave è mantenere un design essenziale. Mi piace quando un kit diventa un'icona. Noi, ad esempio, avevamo sempre una linea blu sulla schiena, che rappresentava la nostra identità, ciò per cui eravamo riconosciuti. Pensate all'AG2R con i pantaloncini marroni: possono piacere o meno, ma sono diventati un simbolo distintivo. Credo che si possano fare cambiamenti, ma è fondamentale preservare l'identità del team.

Luke Rowe durante la Parigi-Roubaix 2016 (Foto Getty Images)

R: Qual'è la chiave per essere un buon Direttore Sportivo?

LR: La calma sotto pressione è fondamentale. Il gruppo è un ambiente molto teso e competitivo, dove ogni ciclista ha il suo posto e le sue preoccupazioni. Se un DS urla, non fa che aumentare la tensione. Quello che bisogna fare è calmare i corridori, e per questo ho sempre detto che Nico Portal è stato il miglior DS con cui abbia mai lavorato, e probabilmente il migliore che sia mai esistito. Sapeva come comunicare le informazioni in modo chiaro, ma con un approccio così sereno e rispettoso verso le persone. Anche nei momenti più difficili, riusciva a farti sentire positivo e motivato.

R: Il compagno di squadra più sottovalutato della tua carriera?

LR: Ben Swift non ha mai ricevuto il riconoscimento che merita, ma io lo metterei senza dubbio al primo posto tra i compagni da portare in qualsiasi gara, anche nelle situazioni più difficili. È una persona affidabile e resistente, oltre a essere un ottimo ciclista, e probabilmente ancor più bravo al di fuori del ciclismo. Forse, essendo stato un protagonista meno visibile nel successo di Chris Froome al Tour de France del 2017, non ha ricevuto l'attenzione che avrebbe dovuto, ma per me è uno dei migliori nel suo campo.

R: Cosa cambieresti nel ciclismo?

LR: Al Tour de France si dice: "Voi andate in bicicletta per tre settimane, noi riprendiamo in televisione, lo pubblicizzeremo e guadagneremo un sacco di soldi, ma a voi non andrà nemmeno una percentuale di quelli guadagnati con il filmato". Una parte dei diritti d'immagine dovrebbe essere destinata alle squadre e ai corridori: questo sarebbe un passo importante per migliorare il ciclismo e l'unico modo per far progredire davvero questo sport.

Luke Rowe con i suoi due figli al termine della Milano-Sanremo 2023 (Foto di James Startt)

R: La cosa migliore e la cosa peggiore dell'essere un professionista più anziano?

LR: L'aspetto migliore è che nulla ti fa vacillare: hai già vissuto quella situazione, l'hai vista e hai fatto esperienza. La cosa peggiore negli ultimi anni della mia carriera, con due bambini a casa, è stata la paura di cadere. È una paura che arriva prima della gara, perché una volta che sei in gara, sei sempre concentrato. Ma quando vedi persone che perdono la vita o si fanno gravemente male, la paura inizia a farsi strada nella tua mente.

*Immagine di copertina di Alessandra Bucci / Rouleur

Autore: Chris Marshall-Bell

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