L’appuntamento è alle 10 di un piovoso mattino di febbraio, nel cuore di Milano. La piazza, ai piedi di uno dei luoghi più iconici della città, è attraversata dal consueto via vai di turisti. A pochi passi dal Duomo, Rouleur incontra Giusy Virelli, direttrice del Giro d’Italia Women, alla vigilia di un mese in cui l’Italia sarà grande protagonista del calendario internazionale.
Laureata in Economia e Management per Arte, Cultura e Comunicazione alla Bocconi di Milano, Giusy Virelli trasmette subito la passione per il suo lavoro e l’entusiasmo di chi vive il Giro d’Italia ogni giorno. Il suo legame con la Corsa Rosa nasce nel 2010, anno della Grande Partenza da Amsterdam. Un’esperienza che definisce travolgente, ma è il ricordo dell’ultima tappa a Verona, con il trionfo di Ivan Basso, a illuminarle lo sguardo.
“È stata la chiusura perfetta”, racconta. “La vittoria di un corridore italiano dopo una partenza oltre confine. Un momento emozionante, che ha reso ancora più speciale il mio primo Giro”.
“In RCS ho iniziato nell’area marketing, occupandomi di progetti legati alle corse ciclistiche. Dopo circa un anno e mezzo, ho avuto l’opportunità di fare sopralluoghi e vivere più da vicino l’organizzazione del Giro d’Italia maschile. Quando si è presentata la possibilità di lavorare con Mauro Vegni, non ho avuto dubbi: ho accettato subito”, spiega.
Appassionata di sport, è nata e cresciuta in Calabria, dove il passaggio del Giro era un evento straordinario, una festa rara. “Nulla a che vedere con il Veneto, dove il ciclismo è pane quotidiano. Sono una persona curiosa, mi piace capire bene ciò di cui mi occupo: così ho iniziato a seguire tutte le corse, non solo quelle che organizzavamo. E mi sono innamorata di questo sport. Ho intrapreso il percorso per diventare direttore di corsa – prima regionale, poi internazionale e infine professionista. Oggi, per il Giro d’Italia Women, seguo tutta la parte organizzativa e i rapporti istituzionali con gli enti locali: candidature, sopralluoghi e poi il lavoro operativo sul campo. Mi sono fatta le ossa su strada, tra il Giro e le altre gare. E ora, veder crescere il ciclismo femminile accanto a quello maschile, mi dà una soddisfazione doppia”.
Lavorare in ambito sportivo è sempre stato il suo pallino e, quando si è aperta un’opportunità nel ciclismo, l’ha colta senza esitazioni. Ai tempi, il direttore del Giro era Angelo Zomegnan, poi è arrivato Mauro Vegni, che considera il suo mentore. Ha imparato tanto da lui e dalle figure che lo affiancano. Ma quello che le piace di più di questo lavoro è far parte di una squadra composta da persone con esperienze e percorsi completamente diversi. Lavora con ex professionisti, con chi ha operato in ambito federale, con chi ha lavorato nelle squadre. E poi c’è chi, come lei, proviene da un altro tipo di percorso, più focalizzato sulla parte manageriale. “Insieme ci completiamo, ed è questa la nostra forza”, aggiunge.
Il progetto di fare crescere il movimento femminile
Il Giro d’Italia Women 2025 coincide con la seconda edizione organizzata da RCS Sports, l’ultima volta che Rouleur aveva incontrato Giusy Virelli era stato proprio a Roma, durante la presentazione – per la prima volta insieme – del Giro maschile e femminile.
“Fin dall’anno scorso abbiamo voluto creare un legame forte tra i due eventi. Il logo è identico e presentare la gara femminile insieme a quella maschile garantisce una visibilità mediatica molto più ampia. L’obiettivo è promuoverla al massimo e offrirle la stessa esposizione. Nel 2024 ci avevamo provato, ma non eravamo ancora del tutto pronti. Abbiamo fatto una scelta diversa, con due lanci distinti. Quest’anno, invece, abbiamo deciso di presentare il Giro femminile insieme a quello maschile per aumentarne la visibilità. E i risultati si vedono: il ritorno nella rassegna stampa è stato importante. Siamo usciti su Le Figaro in Francia, ma anche in Brasile e Giappone. L’interesse per il movimento sta crescendo”, afferma.
Il Giro 2024 si è deciso al cardiopalma, con Elisa Longo Borghini che ha battuto di misura Lotte Kopecky. Dopo la settima tappa, da Lanciano al Blockhaus, con l’a- scesa al Passo Lanciano seguita dalla salita finale al Blockhaus, il distacco tra le due era minimo. L’ultima frazione, da Pescara a L’Aquila, è stata decisiva. “Nell’ultima tappa, sono arrivate al traguardo con pochissimi secondi di distacco. Per noi italiani, le cose si sono incastrate nel migliore dei modi: dopo tanti anni, vedere un’atleta italiana trionfare è stata la ciliegina sulla torta. Elisa è una campionessa straordinaria, basta guardare il suo palmarès per capirlo. Se lo è meritato, ha faticato parecchio. E il Giro è una corsa che ha sempre amato. Chiunque avesse vinto, sarebbe stato comunque un grande Giro, una sfida vera. Sul Passo Lanciano ho sudato freddo, nonostante i 42 gradi. Era una sfida anche per noi: avevamo inserito un dislivello durissimo e all’inizio sembrava una scelta folle. Non ce la faranno mai, è troppo, dicevano. Qualcuno temeva fosse eccessivo, ma le ragazze hanno dimostrato di poter correre su quei dislivelli e il risultato è stata una gara spettacolare. Anche i numeri parlano chiaro: gli ascolti televisivi sono stati eccezionali. Abbiamo sfiorato il milione di telespettatori, un risultato significativo per il movimento femminile”.
Il Giro d’Italia Women 2025 parte da Bergamo domenica 6 luglio e si conclude la domenica successiva a Imola, in un luogo simbolico della storia sportiva italiana: l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari. Un percorso impegnativo, con 939,6 chilometri da affrontare e un dislivello complessivo di 14.000 metri, che promette spettacolo e battaglie fino all’ultimo metro. “Abbiamo una settimana di gara, quindi un weekend e mezzo”, spiega. “Cerchiamo di puntare sulle tappe più interessanti nei fine settimana, sia per garantire un pubblico più ampio davanti alla televisione sia per la gestione logistica dell’evento. Per esempio, valutiamo sempre se inserire o meno una cronometro, perché sono tappe complesse a livello organizzativo. Bisogna capire dove collocarle, e in genere preferiamo inserirle nel weekend anche per ridurre l’impatto sul territorio: significa chiudere le strade per l’intera giornata, allestire il percorso fin dal mattino per consentire alle atlete di effettuare la ricognizione. È lo stesso sistema adottato per il Giro maschile, anche se negli ultimi anni lì ci siamo spostati più spesso sull’infrasettimanale”.
Le cicliste italiane che hanno fatto la storia
Il Giro d’Italia Women 2025 si apre con una cronometro di 13,6 chilometri sulle strade di Bergamo, seguita dalle tappe Clusone-Aprica e Vezza d’Oglio-Trento, che offre opportunità alle velociste nono- stante il passaggio sul Passo del Tonale, eletto Cima Alfonsina Strada con i suoi 1.883 metri di altitudine.
Un tributo a una figura leggendaria del ciclismo: nel 2024 si è celebrato il centenario dell’impresa di Alfonsina Strada, la donna che sfidò gli uomini al Giro d’Italia del 1924. Per onorarne la memoria, gli organizzatori hanno introdotto una novità simbolica: nel Giro d’Italia Women, la vetta più alta della corsa non è più chiamata “Cima Coppi”, come nella versione maschile, ma “Cima Alfonsina Strada”, riconoscendo il coraggio e la determinazione di una pioniera che ha lasciato il segno nella storia dello sport.
“Ci sembrava bello dare un tocco femminile anche a questo. Nel 2025 sarà il Passo del Tonale a prendersi la scena. Il Giro può sembrare più semplice rispetto agli anni passati perché mancano le cime iconiche. È vero che in passato sono arrivati – con la precedente organizzazione – sullo Zoncolan, una salita durissima, ma al termine di una tappa prevalentemente pianeggiante, dove era l’unica asperità di giornata. Più che il nome delle salite, conta la loro sequenza: quest’anno esploreremo zone meno conosciute, che credo offriranno grande spettacolo. Abbiamo scelto di uscire dai soliti schemi, cercando montagne diverse, senza escludere che in futuro potremmo tornare su Stelvio, Mortirolo o Zoncolan”, racconta, sistemandosi la spilla con l’opera DON’T STOP dell’illustratore Dela Vega, dedicata ad Alfonsina Strada. Il lavoro, esposto in forma di cartello stradale sul Blockhaus durante la settima tappa del Giro 2024, ha reso omaggio alla ciclista che ha abbattuto ogni pregiudizio.
Giusy Virelli prosegue sottolineando come la prima parte del Giro sarà un crescendo fino alla quarta tappa, seguita da una breve fase di respiro con la frazione per velociste da Mirano a Monselice. Da lì si torna sui muri con la tappa di Orciano di Pesaro, impegnativa ma non estrema, prima del gran finale: l’exploit del Monte Nerone – con pendenze medie superiori all’8%, decisivo anche per le difficoltà che lo precedono. A chiudere, la tappa da Forlì a Imola, con il circuito del Mondiale. L’obiettivo è stato creare un percorso che alterni momenti di grande intensità a fasi di recupero, mantenendo sempre alta la spettacolarità della corsa.