I grandi budget e gli stipendi elevati nel WorldTour rendono davvero il ciclismo migliore?

Con entrate limitate e una sicurezza lavorativa riservata a pochi atleti, quanto può essere davvero sostenibile la crescita di questo sport?

Autore: Rachel Jary_

Uno stipendio medio per corridore di mezzo milione di euro, un incremento del 33% nel budget complessivo del WorldTour maschile dal 2022, e il budget del WorldTour femminile che raddoppia fino a raggiungere i 70 milioni di euro: sembrerebbe che il ciclismo professionistico stia vivendo un’epoca d’oro. È vero che queste cifre – recentemente rivelate da La Gazzetta dello Sport – dipingono un quadro promettente: stipendi più alti significano budget maggiori, sostenuti da sponsor che evidentemente ottengono un ritorno economico sui loro investimenti. Ma è davvero così semplice? Più denaro equivale a gare migliori? Questo rappresenta davvero lo stato attuale del ciclismo?

Innanzitutto, va sottolineato che lo stipendio medio sia nel WorldTour maschile che in quello femminile è influenzato dalla presenza di pochi individui estremamente ben pagati. Tra i più emblematici c’è il tre volte vincitore del Tour de France e attuale campione del mondo, Tadej Pogačar, che all'inizio dell'anno si diceva guadagnasse oltre sei milioni di euro con il team UAE Team Emirates – cifra che sarà probabilmente aumentata dopo le sue imprese di questa stagione. Anche Primož Roglič è stimato intorno ai 4,5 milioni di euro con il team Red Bull-Bora Hansgrohe, mentre Jonas Vingegaard riceve circa 4 milioni di euro da Visma-Lease a Bike. Nel ciclismo femminile, si vociferava che Demi Vollering avesse ricevuto un'offerta di un milione di euro da UAE Team ADQ all'inizio di questa stagione – una notizia mai confermata, e in seguito ha firmato per FDJ Suez per il 2025.

Con questi stipendi elevati arrivano anche contratti a lungo termine per i migliori ciclisti. Pogačar ha firmato con UAE fino al 2030, mentre Van Aert ha dichiarato di aver raggiunto un accordo per correre con Visma fino alla fine della sua carriera. La stabilità lavorativa a lungo termine non è un problema per i migliori del WorldTour, ma non tutti sono altrettanto fortunati. A novembre di quest'anno, si stimava che circa 100 corridori del gruppo maschile fossero ancora senza contratto, tra cui professionisti di rilievo come Nairo Quintana, Elia Viviani ed Esteban Chaves. Per la maggior parte, contratti di uno o due anni rimangono la norma: l’impiego garantito e la ricchezza di cui godono i top rider non si riversano necessariamente sugli altri.

Questa situazione ha un impatto anche sulle gare. Le squadre con maggiori risorse economiche, capaci di ingaggiare i migliori corridori, possono spesso dominare e neutralizzare le competizioni. Lo scorso anno, Visma-Lease a Bike (all'epoca Jumbo-Visma) ha vinto tutte e tre le Grandi Corse a tappe, mentre quest’anno UAE Team Emirates ha avuto un quasi monopolio, anche se principalmente grazie a un singolo corridore straordinario. Quando le squadre e i ciclisti più forti vincono tutto, per le squadre minori diventa più difficile ottenere risultati. Pogačar, ad esempio, ha vinto sei tappe al Tour di quest’anno, molte delle quali avrebbero potuto rappresentare un’opportunità per corridori meno conosciuti di ottenere la vittoria con fughe audaci. Si potrebbe sostenere che, per questo motivo, le gare risultino meno dinamiche ed emozionanti, ma – forse in modo ancor più preoccupante – le squadre più piccole ottengono meno opportunità di vittoria. Meno vittorie significano minore ritorno per gli sponsor, rendendo più difficile il rinnovo dei contratti per i corridori e perpetuando il ciclo in cui i ricchi continuano ad arricchirsi, mentre molti altri lottano per sopravvivere.

Ovviamente, non esiste una regola valida per tutti. Sebbene i soldi aiutino senza dubbio, non sempre si traducono in successo nel ciclismo. Le squadre con grandi budget possono spesso deludere nonostante le risorse illimitate a loro disposizione: Ineos Grenadiers, ad esempio, sta attraversando uno dei suoi peggiori periodi nonostante sia uno dei team più ricchi. Le ragioni del declino della squadra britannica sono molteplici, ma si suggerisce che l’interesse del proprietario, Jim Ratcliffe, si sia spostato verso il calcio e il suo ruolo nel Manchester United. Forse non basta il denaro: per ottenere risultati servono anche guida e attenzione da parte di chi finanzia il progetto. Squadre più piccole come EF Education-EasyPost e Intermarché-Wanty hanno dimostrato di poter ottenere prestazioni al di sopra delle aspettative, nonostante budget ridotti – forse i soldi non sono davvero tutto.

Gran parte dell'instabilità vissuta da molti corridori è dovuta anche al modello di business precario su cui si regge il ciclismo nel suo complesso. Sebbene molte grandi aziende, marchi e persino governi stiano attualmente riconoscendo il valore dell'investimento nelle squadre di ciclismo, non c'è alcuna garanzia che questo interesse durerà per sempre. Appena le aziende iniziano a trovarsi in difficoltà finanziarie, una delle prime voci di spesa a essere tagliate è la sponsorizzazione, da cui le squadre dipendono completamente per sopravvivere. Nel ciclismo femminile, non è raro vedere squadre chiudere per mancanza di sponsor – l'esempio più recente è quello della Lifeplus-Wahoo. Sul versante maschile, la Qhubeka-NextHash, la squadra ciclistica più importante dell’Africa, ha cessato le attività alla fine del 2021 a causa dell'incertezza finanziaria e dell'infruttuosa ricerca di uno sponsor principale che ne avrebbe garantito la sopravvivenza.

Diversificare le fonti di reddito a cui le squadre possono accedere è una soluzione proposta più volte da diversi attori chiave. Una parte dei ricavi generati dai diritti televisivi e dall’audience potrebbe essere destinata alle squadre WorldTour, ed è uno dei pilastri di One Cycling, una nuova struttura per il ciclismo professionistico promossa da Richard Plugge, attuale responsabile di Visma-Lease a Bike. L’idea è quella di unire tutte le parti interessate – squadre, organizzatori di gare e UCI – sotto un’unica struttura, in cui i profitti siano equamente condivisi. Al momento, gli unici attori che traggono guadagni significativi dal ciclismo sono ASO e RCS, organizzatori rispettivamente del Tour de France e del Giro d’Italia.

Dunque, sebbene i dati recentemente pubblicati su budget e stipendi mostrino che il ciclismo gode attualmente di una situazione finanziaria favorevole, non vi è alcuna certezza su quanto questa possa durare. Poiché le squadre non ricevono denaro al di fuori delle sponsorizzazioni, il loro futuro dipende da fattori al di fuori del loro controllo.

Pur osservando queste cifre con occhio critico, non si possono ignorare le implicazioni positive di budget e stipendi in crescita. Questo indica che lo sport sta crescendo e che l’interesse per le competizioni professionistiche è al suo apice. Nonostante l’industria del ciclismo nel suo complesso stia attraversando un periodo di difficoltà, il WorldTour continua a crescere e prosperare. Il ciclismo femminile, in particolare, ha vissuto una crescita senza precedenti nelle ultime stagioni: da uno sport in cui poche atlete potevano contare su uno stipendio dignitoso, si è passati a un modello in cui i salari minimi sono stabiliti a livello WorldTour e saranno applicati anche a livello Pro Continental a partire dal prossimo anno.

Le questioni principali restano se la nuova ricchezza del ciclismo professionistico debba essere distribuita in modo più equo all'interno dello sport e se sia sostenibile senza diversificare le fonti di reddito. Se gli sponsor perdessero interesse, dove potrebbero rivolgersi le squadre per trovare i fondi necessari alla loro sopravvivenza? Pogačar può godere dei suoi milioni di euro e di un contratto stabile, ma che dire di chi non sa se avrà un lavoro l’anno successivo? Se le stesse squadre e gli stessi corridori guadagnano così tanto più dei loro pari, come possono gli altri avere una possibilità di vincere? Vogliamo uno sport dominato da pochi eletti? Queste sono domande che il ciclismo professionistico dovrà affrontare nei prossimi anni, forse prima di quanto ci aspettiamo.

Autore: Rachel Jary_

Banner Image

ABBONAMENTO

ABBONATI A ROULEUR ITALIA

Una rivista da collezione.

Banner Image