COLLEZIONISTA DI MAGLIE

Collezionare oggetti, di qualsiasi tipo, ha un fascino indefinibile: un perfetto equilibrio tra ossessione e passione. Un autore di Rouleur vi accompagna alla scoperta del mondo suggestivo delle maglie da ciclismo, in un viaggio che intreccia storia, cultura e valore simbolico.

Autore: Herbie Sykes Immagini: James Startt

Estratto dell'articolo pubblicato su Rouleur Italia 24 - disponibile su abbonamento qui

Conoscevo un pensionato di nome Alan, un vero amante del suono. Anch’io nutrivo un interesse vago per l’hi-fi, così ogni tanto mi invitava a casa sua. Alan viveva in una casa modesta: un’abitazione ex popolare con tre camere da letto, situata in un angolo anonimo di una piccola città inglese. Era stato postino per tutta la vita, e normalmente non era tipo da stravaganze. Aveva un’auto sobria, mobili essenziali, vestiti semplici e abitudini e aspettative altrettanto misurate. Lui e sua moglie Sheila trascorrevano le vacanze con il fratello di Alan nella tranquilla Pembrokeshire.

In apparenza, dunque, Alan non aveva nulla di straordinario. Tuttavia, andando oltre la superficie, emergeva chiaramente che fosse (come dirlo al meglio?) stravagante quanto una scatola di matti. Possedeva otto giradischi, quattro lettori CD e tre mangianastri. Aveva una dozzina di amplificatori e aveva accumulato una piccola armata di altoparlanti. Questi erano letteralmente ammucchiati nella stanza degli ospiti, e ogni volta che andavo a trovarlo ce n’erano sempre di più. Una volta mi confessò di provare impulsi incontrollabili a comprarne altri, pur sapendo benissimo che era una follia. C’erano poi diverse scatole piene di cavi, strumenti per misurare corrente e resistenza, e così via in una spirale quasi ossessiva. Il valore complessivo di tutto ciò era difficile da immaginare, ma è probabile che superasse di gran lunga quello della sua casa.  

Ho mai accennato al fatto che colleziono maglie da ciclismo? In onore della memoria di Alan, devo precisare che colleziono un genere molto specifico di maglie da ciclismo. Quasi senza eccezioni, le maglie della mia collezione sono state prodotte tra il 1954 e il 1980, e sono realizzate in lana, a differenza dell'acrilico o – orrore! – dei moderni materiali sintetici. Sono adornate con splendidi loghi degli sponsor ricamati a mano a punto catenella, e alcune di esse arrivano a pesare quasi 500 grammi.

Erano tutte prodotte a Milano o nei dintorni, alcune da Tizzoni, ma la maggior parte da Vittore Gianni. Questa era l'azienda milanese di proprietà del leggendario Armando Castelli, e negli anni '60 e '70 era il fornitore di maglie preferito da quasi tutte le squadre italiane del gruppo ciclistico.

Tutte le maglie che possiedo sono state indossate da ciclisti professionisti di squadre italiane. Nella maggior parte dei casi so chi le ha indossate e in quale occasione, perché, in fondo, ciò che sto davvero collezionando è un legame con la storia del ciclismo. Ho maglie appartenute ai grandi campioni del dopoguerra, ma anche a gregari che hanno dato il loro contributo silenzioso. Sapere chi le ha indossate non è essenziale, ma aggiunge un valore inestimabile. Di solito è necessario comprarle – e diventano sempre più rare – ma a volte un ciclista decide di regalartene una. Se lo fa, è perché ti considera un amico, e a tutti piace stringere amicizia con i propri eroi.

Così, anche se è emozionante entrare in possesso di una maglia indossata, per esempio, da Felice Gimondi o Francesco Moser, quando Carlo Azzini mi ha affidato la sua ultima maglia della Carpano, è stato un vero privilegio. Immagino che quasi nessuno tra chi legge queste righe sappia chi fosse Carlo Azzini, ma io lo so benissimo. So che per lui finire il Tour de France del 1962 è stato immensamente più difficile di quanto lo sia stato per Anquetil vincerlo, perché me lo ha raccontato personalmente. Carlo, in termini assoluti, era uno sconosciuto nel mondo del ciclismo, ma c’è una gioia più grande nel ricevere una maglia da uno come lui che nell’acquistare quella di un campione che non hai mai incontrato.

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Autore: Herbie Sykes Immagini: James Startt

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