Che senso hanno i Mondiali Gravel?

Autore: Rachel Jary_

Le gare gravel hanno raggiunto un punto di grande confusione. Una disciplina nata negli Stati Uniti con l’obiettivo di creare un'atmosfera in gara più rilassata, basata sulla comunità e aperta a tutti, è stata stravolta negli ultimi due anni, in gran parte a causa del coinvolgimento dell’organo di governo del ciclismo, l'UCI. Con un Campionato del Mondo e una World Series gestiti entrambi dall'UCI, il gravel ha un po' perso la sua identità? Che posto ha all'interno dello sport? Può continuare a professionalizzarsi ulteriormente senza perdere la sua essenza?

I Mondiali Gravel, tenutosi lo scorso weekend a Leuven, purtroppo non ci aiutano a rispondere a queste domande. Anzi, hanno alimento ancora più dubbi su quale sia il vero scopo di questa competizione. Marianne Vos ha vinto la gara femminile, mentre Mathieu van der Poel ha conquistato la maglia iridata in quella maschile. Entrambi i corridori, però, hanno corso pochissimo gravel nel corso della loro carriera e non hanno partecipato a nessuna gara di questa disciplina durante il 2024 prima dei Mondiali.

Marianne Vos vince la gara femminile d'élite ai Campionati del Mondo Gravel (Foto: Simon Wilkinson/SWpix.com)

Questi due atleti, Marianne Vos e Mathieu van der Poel, sono professionisti  di altissimo livello nelle gare su strada, con un palmarès che include tre titoli mondiali per Vos e uno per Van der Poel. Sono proprio i corridori che ci si aspetterebbe di vedere in testa alle grandi classiche del WorldTour. Infatti, i primi dieci classificati sia nella gara maschile che in quella femminile del Gravel World Championships sono tutti atleti sotto contratto con team professionistici su strada. Con questo in mente, e considerando che una buona parte del percorso del Mondiale Gravel si è svolta su asfalto, cosa rende questa gara diversa da una corsa su strada con settori sterrati, come il Tro Bro Leon o la Strade Bianche? I livelli degli atleti al vertice sono gli stessi, e i percorsi non sono così dissimili. Cosa dà allora al Gravel Worlds una sua identità unica?

Il fatto che noti professionisti del gravel, come Keegan Swenson tra gli atleti maschili e Sofia Gomez Villafane tra le atlete femminili, abbiano scelto di non partecipare ai Mondiali in Europa, diminuisce ulteriormente l’impatto della competizione. Swenson ha dominato il Lifetime Grand Prix, la serie di gare gravel più importante negli Stati Uniti, vincendola per tre stagioni consecutive. L’anno scorso ha anche conquistato il quinto posto ai Mondiali Gravel. Villafane, dal canto suo, ha vinto il titolo generale del Lifetime per il secondo anno di fila. Per molti gravel rider basati negli Stati Uniti, il Lifetime GP è una rappresentazione più autentica dei migliori corridori gravel al mondo: si svolge nel Paese in cui la disciplina ha avuto origine e vede in gara specialisti del gravel.

Ed è qui che emerge uno dei principali problemi dell'attuale stato del gravel racing. Esiste una netta divisione tra la scena gravel europea e quella statunitense: lo stesso sport, ma con un approccio e protagonisti completamente diversi. Quando l’UCI ha introdotto il Campionato del Mondo Gravel, ha cercato, va detto, di preservare un po' dell'etica originaria del gravel, permettendo a chiunque di qualificarsi per l'evento. Questo significava che, a differenza di altre discipline ciclistiche, qualsiasi corridore avrebbe avuto la possibilità di gareggiare contro atleti come Van der Poel in un Campionato del Mondo.

Nella pratica, però, questo sistema non ha funzionato come previsto. I corridori professionisti possono partecipare al Gravel Worlds senza dover passare dalle qualificazioni grazie ai punti UCI, che vengono accumulati attraverso tutte le discipline ciclistiche. Inoltre, vengono posizionati in griglia di partenza in base ai punti UCI, senza alcun vantaggio per chi ha gareggiato negli eventi gravel non UCI, come il Lifetime GP, durante la stagione. Quest'anno, il sistema di griglia ufficiale dei Mondiali era basato sui punti accumulati nella UCI Gravel World Series, sul piazzamento nell’edizione precedente dei Mondiali Gravel e sul 50% dei punti UCI ottenuti nel ciclismo su strada, mountain bike cross country, marathon e ciclocross.

Mathieu van der Poel è stato incoronato campione del mondo UCI gravel (Foto: Alex Whitehead/SWpix.com)

In altre discipline off-road, come il cross-country e il ciclocross, i corridori sono incentivati a partecipare a gare durante tutto l’anno per garantirsi una buona posizione sulla griglia di partenza. In questi casi, i punti UCI ottenuti in altre discipline non vengono presi in considerazione (salvo rare eccezioni in cui l’UCI può esercitare discrezionalità). Questo significa che corridori come il campione olimpico di mountain bike Tom Pidcock fanno in modo di partecipare ad altri eventi di mountain bike durante la stagione per assicurarsi un posto in prima fila nelle grandi competizioni come i Campionati del Mondo. L’apparenza di equità e di una competizione su basi paritarie – un principio che ha sempre caratterizzato il gravel racing – viene meno quando i top rider possono ottenere automaticamente una buona posizione in griglia senza aver prestato attenzione alla disciplina per tutto l’anno.

Si potrebbe sostenere che avere campioni del calibro di Vos e Van der Poel vincitori di titoli mondiali nel gravel aiuti a legittimare e far crescere la disciplina a livello globale. Tuttavia, è improbabile che entrambi dedichino un’intera stagione agli eventi gravel il prossimo anno. I campioni mondiali dello scorso anno, Kasia Niewiadoma e Matej Mohorič, hanno partecipato solo a un paio di gare gravel in questa stagione, mantenendo comunque il focus principale sulle gare su strada. Se nemmeno i campioni del mondo della disciplina danno priorità al gravel, che impatto ha questo sull’immagine dello sport? Non rischia di sminuirne l’importanza piuttosto che esaltarla?

Non esiste una soluzione chiara e la questione è piuttosto complessa. Forse l’UCI dovrebbe rendere obbligatoria la partecipazione ad alcune gare gravel durante la stagione prima del Mondiale, ma anche in questo caso si tratterebbe di eventi della UCI Gravel World Series e non di gare come il Lifetime GP o altre competizioni gravel negli Stati Uniti, mantenendo così la divisione tra i due mondi. Un’ipotesi ideale potrebbe essere una collaborazione tra l’UCI e serie di gare come il Lifetime GP, per capire meglio le priorità del gravel negli Stati Uniti e adottare un approccio più unificato. Tuttavia, una simile prospettiva appare poco realistica.

In ogni caso, la situazione attuale non funziona. I Campionati del Mondo Gravel sembrano essere diventati solo un altro evento secondario per i professionisti su strada, un’ulteriore opportunità di conquistare una maglia iridata dopo aver già gareggiato per ottenerla su strada poche settimane prima. Invece, questi Campionati dovrebbero rappresentare la conclusione della stagione gravel, dando risalto ai veri protagonisti di questa disciplina e alle loro storie. Far crescere il gravel racing è importante, ma ciò deve avvenire rispettando i principi originali della disciplina. Altrimenti, rischia di sembrare sempre una disciplina secondaria rispetto alle gare su strada, perdendo la sua identità.

Immagine di copertina: Alex Whitehead/SWpix.com

Autore: Rachel Jary_

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