Sette o otto anni fa, Rouleur aveva messo in vendita delle tazze in porcellana con una citazione attribuita a Fausto Coppi: “L'età e l’astuzia supereranno la giovinezza e l'abilità”. Se volessimo aggiornare e arricchire quella selezione di articoli da tavola, proporrei un design con la seguente citazione: “L'ho fregato alla grande” – Victor Campenaerts. Queste parole sono la risposta a una domanda pressante che gli ho posto dopo la nostra intervista: come hai fatto ad ingannare Michał Kwiatkowski, uno dei corridori più esperti e astuti del gruppo, durante la 18a tappa del Tour de France di quest’anno? “Dovresti chiamarlo!” risponde Campenaerts, ridendo. Quella fu la sua prima vittoria di tappa al Tour, e mi ha raccontato nei minimi dettagli come sia riuscito a fregare non solo Kwiatkowski, ma praticamente tutti gli altri 36 corridori della fuga.
“Per me, uno dei momenti più divertenti è stato quando mi sono avvicinato ai primi e c'è stata una piccola curva, un'accelerazione, e mi sono comportato come se fossi così cotto da non riuscire a chiudere il buco. Ma non stavamo andando nemmeno tanto forte, era l'inizio della tappa. E Bart Lemmen della Visma era in gran forma, ma la sua esperienza era quasi nulla. Penso che fosse il suo secondo anno da professionista. Mi sono comportato come se non riuscissi a chiudere il gap, così lui mi ha passato e ha colmato facilmente il divario, guardandomi e ridendomi in faccia, come a dire: ‘Sei al massimo, stai per scoppiare’. Non poteva esserci situazione migliore per me: la gente rideva pensando che fossi ormai finito. Ho parlato un attimo con Kwiatkowski, ma nel frattempo cercavo di mostrargli, il più possibile che stavo soffrendo”.
Quando ho scoperto che avrei intervistato Victor Campenaerts, la prima cosa che mi è venuta in mente è stato un altro momento del Tour de France di quest'anno. La conferenza stampa del vincitore del Tour è di solito un lungo rituale, un protocollo di collegamenti video in cui i corridori rispondono alle domande obbligatorie e a quelle più banali, prima di poter uscire dal pullmann per fare ciò che davvero desiderano: mangiare del riso e poi sdraiarsi. Subito dopo la vittoria di Campenaerts nella tappa del Tour 2024, un collega giornalista seduto accanto a me con i capelli tinti di rosa ha posto una domanda a Victor. Ma invece di rispondere subito, Victor ha preferito commentare: “Mi piace il tuo taglio di capelli”.
Non era nulla di che. Ma mi colpì comunque: la maggior parte dei ciclisti non si comporta così. Subito dopo, mi sono seduto con una tazza di caffè e ho iniziato a scrivere tutto quello che pensavo di sapere su di lui. Ho annotato:: "Tuck aerodinamico, baffi, voce, fuga, eccesso, vlogger, record dell'ora, pianificatore, sacrificio, eccentrico, il sogno di uno scommettitore, matematico (?), Carlien, usciamo insieme?".
Campenaerts è il re delle fughe, vincitore del premio Supercombativity al Tour 2023, il Signore dei guadagni marginali, e un pioniere nell'uso di ogni tipo di gadget. Quando ha messo le mani su una maschera per l'altitudine, ha alzato la manopola fino a 10.000 metri (in piena Zona della Morte) per vedere cosa succedeva. Ha un busto lungo, perfetto per l'aerodinamica, e per scrivere "Carlien daten" sul petto durante una cronometro al Giro 2017. Ha rivelato la scritta prima della partenza e anche al traguardo, chiedendo a Carlien di uscire con lui (sono stati insieme per un po’, ma la relazione non ha avuto lunga vita). Dopo la sua vittoria al Tour, il compagno di squadra Arjen Livyns ha fatto qualcosa di simile a me e ha scritto una lista su X: "Trasferirsi in Spagna per l'inverno, bagni freddi ogni mattina, rulli, fidanzata che vende la sua attività per seguirlo, incinta e pronta per un campo in altitudine di 9 settimane, un figlio, fissato con l'aerodinamica, mentalmente e fisicamente fortissimo. Uno dei buoni".
Tuttavia, avevo ancora la sensazione che quello che credevo di sapere su Victor Campenaerts non fosse chi era in realtà. Non è che mi girassi verso Victor in fuga e ridessi di ciò che vedevo, ma diffidavo di questo personaggio complesso, reale e immaginario, e non volevo fare la figura di Bart Lemmen. Quando parliamo, in videochiamata, Campenaerts è sdraiato su un divano, indossa un maglione marrone cioccolato e una camicia a fantasia con il colletto alto che spunta intorno al mento e una barba incolta che accompagna i baffi. Con quella voce inconfondibile che non riesco a trovare la parola giusta per descrivere, ma sapete bene cosa intendo, parla di quella tappa del Tour, il vero tour de force di Campenaerts. Mi aspetto una chiacchierata sul lubrificante per catene, sui coefficienti di resistenza, sui calzini aerodinamici e quant'altro, ma contrariamente alle aspettative si addentra con dettagli analitici nel vero mestiere di Victor Campenaerts. “Sapevo per esperienza che tutti sono così stanchi nell'ultima settimana”, dice del Tour. “Le opportunità ci sono sempre. Era chiaro che questa [la tappa 18] era la tappa della fuga. Chi ha disegnato il percorso l’aveva immaginata proprio in questo modo. Quindi sapevo che sarebbe stata alla mia portata”.
“Penso che sia fondamentale, prima di tutto, osservare come ci si sente. Poi, bisogna capire come si muove il gruppo: chi sono i corridori più forti? Quali sono quelli che vanno tenuti d'occhio?”, prosegue. “Non voglio dire che Ineos abbia avuto un Tour de France disastroso, ma certamente non è andato come speravano. E ho saputo, tramite informazioni riservate, che nel secondo giorno di riposo, uno dei principali dirigenti, qualcuno della Ineos – non so chi fosse, forse Dave [Brailsford] stesso – ha fatto un discorso alla squadra. Qualcosa del tipo: ‘Non siamo qui per il sesto posto in classifica generale. Ho bisogno di una vittoria di tappa’. Da quel momento ho capito che avrebbero dato tutto per quella tappa, la tappa della fuga per eccellenza”.
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